Chi ha un debole per la fantascienza, ama il cinema immaginifico ed essenziale e si commuove guardando la dannazione di un androide che vuole essere umano, non può che premere play e godersi Electroma.
Film muto quello del duo Daft Punk, nutrito solo di musica e dilatato in tecnicismi di matrice kubrickiana. Lunghissimi fermi immagine, infiniti piani sequenza e persino una ferrari 412 nera (del 1987) che ricorda tanto il freddo monolito di 2001 Odissea nello spazio, ne fanno un esperimento acustico e visivo.
La storia è quella di due robot che vogliono assumere sembianze umane. Il loro piano li porta in un laboratorio bianco accecante, dove chirurghi plastici appaiono e si dissolvono in una fluorescenza spettrale. Vogliono una faccia e vogliono farla vedere a tutti. Ma incollata sui caschi la cera rosa si scioglie sotto il sole, deformando speranze e capricci.
Electroma è il punto di disgiunzione tra la tecnologia e l’umanizzazione. È il desiderio del metallo di diventare vivo. Richiesta d’emozioni contro l’assemblaggio omologato e inanimato di micro cip evolutivi. Cacciati dalla comunità è in un deserto rosso che i due robot compiranno l’ultimo grande gesto, alla luce di una duna che assume sembianze pubiche e planando sull’illusione di un grembo materno. La volontà di rinascere in altra forma sfiora un dolore silenzioso che consuma l’ultimo virgulto di umanità . Reale. Tanto reale da non accorgersi neppure che la resa sia già una conquista umana. Condizione che i robot non potrebbero affatto provare.
Le leggi di Asimov cessano di esistere e il fuoco non è sangue. Ma ci si avvicina.
Eccezio(nal)e.
Film muto quello del duo Daft Punk, nutrito solo di musica e dilatato in tecnicismi di matrice kubrickiana. Lunghissimi fermi immagine, infiniti piani sequenza e persino una ferrari 412 nera (del 1987) che ricorda tanto il freddo monolito di 2001 Odissea nello spazio, ne fanno un esperimento acustico e visivo.
La storia è quella di due robot che vogliono assumere sembianze umane. Il loro piano li porta in un laboratorio bianco accecante, dove chirurghi plastici appaiono e si dissolvono in una fluorescenza spettrale. Vogliono una faccia e vogliono farla vedere a tutti. Ma incollata sui caschi la cera rosa si scioglie sotto il sole, deformando speranze e capricci.
Electroma è il punto di disgiunzione tra la tecnologia e l’umanizzazione. È il desiderio del metallo di diventare vivo. Richiesta d’emozioni contro l’assemblaggio omologato e inanimato di micro cip evolutivi. Cacciati dalla comunità è in un deserto rosso che i due robot compiranno l’ultimo grande gesto, alla luce di una duna che assume sembianze pubiche e planando sull’illusione di un grembo materno. La volontà di rinascere in altra forma sfiora un dolore silenzioso che consuma l’ultimo virgulto di umanità . Reale. Tanto reale da non accorgersi neppure che la resa sia già una conquista umana. Condizione che i robot non potrebbero affatto provare.
Le leggi di Asimov cessano di esistere e il fuoco non è sangue. Ma ci si avvicina.
Eccezio(nal)e.
Titolo: Daft Punk’s Electroma (Electroma)
Regia: Thomas Bangalter; Guy-Manuel De Homem-Christo
Sceneggiatura: Guy-Manuel De Homem-Christo; Thomas Bangalter; Cedric Hervet; Paul Hahn.
Cast: Peter Hurteau; Michael Reich
Genere: fantascienza, drammatico
Durata: 74’
Nazione: Usa
Uscita: 2006.
Nessun commento:
Posta un commento