Correva il 1976 quando Harlock nasceva dalla mente di Leiji Matsumoto. Tre anni più tardi Rai2 l’avrebbe messo in onda seguito da una ciurma a bordo dell’Arcadia e da una flotta di fan a terra: tutti quelli che sarebbero cresciuti con modellini in scala, serie tv e voglia di libertà .
Fiero del Jolly Roger, duro, ma con un cuore grande quanto una galassia, Harlock era i volto e il sentimento di un’iconografia corsara senza precedenti. Incarnazione di una filosofia utopica e romantica dentro cui trovare un vessillo di temeraria lealtà .
Fiero del Jolly Roger, duro, ma con un cuore grande quanto una galassia, Harlock era i volto e il sentimento di un’iconografia corsara senza precedenti. Incarnazione di una filosofia utopica e romantica dentro cui trovare un vessillo di temeraria lealtà .
Ai tempi del cartone animato a dargli la caccia erano le Mazoniane: bellissime e longilinee aliene che volevano prendersi il nostro pianeta. Oggi a voler eliminare il Capitano dalla faccia dell’universo ci pensano i saggi della Gaia Corporation. Ostinati a preservare la terra come luogo sacro e inviolabile dopo l’incremento fuori controllo della razza umana. Contrario al sistema dei potenti sempre lui, al comando dell’imponenza fatta nave, ancora più straziato e laconico e con una taglia sulla testa da oltre sessant’anni (tra anime e cartoon).
Il “pioniere dell’ animazione nipponica in CGI” Shinji Aramaki, dopo cinque anni di lavoro e trenta milioni di dollari, fa tornare il Capitano in leggenda ed eleganza, tra pesi di coscienze insopportabili e combattimenti tecnologici stile Star Wars. Al centro della vicenda sono però due fratelli: l’uno salirà sull’Arcadia con la missione di uccidere il Pirata, l’altro gestirà i suoi rancori coi raggi di futuristiche armi galattiche. Molto equipaggio e poco Harlock direbbe qualcuno, ma l’errore non risiede nella sua marginalità , piuttosto dal suo utilizzo nella trama.
Il “pioniere dell’ animazione nipponica in CGI” Shinji Aramaki, dopo cinque anni di lavoro e trenta milioni di dollari, fa tornare il Capitano in leggenda ed eleganza, tra pesi di coscienze insopportabili e combattimenti tecnologici stile Star Wars. Al centro della vicenda sono però due fratelli: l’uno salirà sull’Arcadia con la missione di uccidere il Pirata, l’altro gestirà i suoi rancori coi raggi di futuristiche armi galattiche. Molto equipaggio e poco Harlock direbbe qualcuno, ma l’errore non risiede nella sua marginalità , piuttosto dal suo utilizzo nella trama.
Questo perché se da un lato il film palpita nella grafica impeccabile (talvolta troppo buia) e in un realismo strepitoso (dettagli e campi lunghi, espressività e paesaggi, battaglie e abbordaggi spaziali), dall’altro non riesce a esprimere il dramma e il sentimento dell’eroe, a cui peraltro la storia si ispira. Trasformato in deus ex machina con troppo rallenty e poca incisività Harlock perde proprio quell’emozione che avrebbe potuto (e dovuto) trasmettere (e che non trova sostituzioni in tal senso). Che il Pirata non sia propriamente un santo non è un mistero, con i suoi lati scuri (qui portati all’eccesso) e i suoi pensieri nascosti, ma questo reboot lo confina in un ruolo e in un epilogo che non gli restituiscono la gloria.
Si giunge così a un’epica space opera intrisa di decadentismo e fascino, ma nella quale il Mito, all’opposto di quello che si voleva ottenere, è sorpassato: vedesi il passaggio del (tes)timone e qualche volta faccia di troppo. A cambiare davvero le cose sarà l’accettazione del proprio destino con un apprezzabile rinnovato punto di vista, ma per i più fedeli ingoiare la storia è una prova d’amore senza remore nei confronti del Capitano, in alcune parti più stanco che tormentato, completamente avvolto d’anima a Dark Matter. Meritava di più, dialoghi compresi.
Si giunge così a un’epica space opera intrisa di decadentismo e fascino, ma nella quale il Mito, all’opposto di quello che si voleva ottenere, è sorpassato: vedesi il passaggio del (tes)timone e qualche volta faccia di troppo. A cambiare davvero le cose sarà l’accettazione del proprio destino con un apprezzabile rinnovato punto di vista, ma per i più fedeli ingoiare la storia è una prova d’amore senza remore nei confronti del Capitano, in alcune parti più stanco che tormentato, completamente avvolto d’anima a Dark Matter. Meritava di più, dialoghi compresi.
<<Un momento che si ripete diventa eterno. Questa è libertà >>.
Storia: 5
Grafica: 9
Doppiaggio: 10 (menzione dovuta a Gianfranco Miranda per la voce di Harlock).
Grafica: 9
Doppiaggio: 10 (menzione dovuta a Gianfranco Miranda per la voce di Harlock).
Scheda film
Titolo: Capitan Harlock (Space Pirate Captain Harlock)
Regia: Shinji Aramaki
Sceneggiatura: Harutoshi Fukui, Leiji Matsumoto
Cast: Shun Oguri, Haruma Miura, Yu Aoi, Arata Furuta, Ayano Fukuda, Toshiyuki Morikawa, Maaya Sakamoto
Musiche: Tetsuya Takahashi
Genere: animazione
Durata: 115’
Produzione: Toei Animation
Distribuzione: Lucky Red
Nazione: Giappone
Uscita: 01/01/2014.
Titolo: Capitan Harlock (Space Pirate Captain Harlock)
Regia: Shinji Aramaki
Sceneggiatura: Harutoshi Fukui, Leiji Matsumoto
Cast: Shun Oguri, Haruma Miura, Yu Aoi, Arata Furuta, Ayano Fukuda, Toshiyuki Morikawa, Maaya Sakamoto
Musiche: Tetsuya Takahashi
Genere: animazione
Durata: 115’
Produzione: Toei Animation
Distribuzione: Lucky Red
Nazione: Giappone
Uscita: 01/01/2014.
D'accordissimo su tutto, la trama è brutta in modo frustrante!
RispondiEliminaSono curiosa di sapere oltreoceano che ne pensano, ma quando apro le pagine web in giapponese mi si incrociano gli occhi!
Eliminacmq sì.. "frustrante" è l'aggettivo esatto.. e io che pensavo che avrei bissato!