Tempo permettendo vorrei dedicare i fine settimana all'esplorazione inedita, ovvero alla recensione di film che non arrivano nelle sale italiane. Questa domenica tocca a Tar, opera pluriregistica che mi ha incuriosito per l'argomento biografico-poetico-malinconico. Sarò breve.
Ogni disadattato della città . Ogni fancazzista. Ogni tossicomane e bimbaminkia smaltata. Oltre ai pazzoidi e chissà chi o cos’altro. Storditi da vino scadente o erba o acidi. Ballano meccanicamente. C’era qualcosa di irragionevolmente maniacale ma, allo stesso tempo, era come una battaglia. Così intensa, così lunatica. E mentre esitavo all’entrata qualcosa mi fece realizzare quanto, senza accorgermene, ne fossi diventato parte. Di quanto lo volessi, o ne avessi bisogno. E giuro che devo aver barcollato.
Dopo un ciclo di lezioni tenuto presso la Tisch School for the Arts di New York James Franco ha proposto a 12 studenti di creare alcuni corti ispirati alle poesie del Premio Pulitzer Charles Kenneth Williams (2000). Il risultato emerge in Tar: lungometraggio del 2012 che prende il titolo dall’omonima raccolta dello scrittore. Un flusso di coscienza cinematografico che filtra le tappe cruciali della vita del poeta attraverso i propri scritti. Lavoro tanto imperfetto quanto lodevole, dentro cui Franco ha riposto il suo amore per la letteratura e le biografie esemplari.

Dall’infanzia all’adolescenza nel 1940, fino all’incontro con la moglie Catherine (Mila Kunis) negli anni ’80, passando per l'incessante ricerca del sentire, Tar è un viaggio sulla fugacità materiale e spirituale dentro notti da tradurre in sonetti e macchine da scrivere assetate di introspezione. James Franco diviene corpo e voce di passati e di presenti, espressione di una vocazione e ricerca di risposte accanto alle perdite e agli amori di una vita.
I 12 registi emergenti hanno reso (spudorato) omaggio alla fotografia di Terrence Malick (vedi The Tree of Life), usando tocchi di luce e sfumature delicate per collegare i salti temporali agli stati d'animo. Obiettivo raggiunto se si pensa che in 72 minuti sono riusciti a ripercorrere decenni di storia americana, ma effetto-limite sulla riuscita complessiva della pellicola, fragile sul piano esplorativo e su una propria originalità stilistica. Tuttavia, accanto ad alcune ripetizioni e a un montaggio scomposto, la musica, le esperienze e le riflessioni del percorso di esplorazione dell’artista sono raccontate con finezza. Le idee, le immagini, i versetti in voice-over di C.K. Williams e dell’attore fanno infine da collante a un itinerario di memorie storiche e intime, nel quale si cerca di infondere, con gli occhi dell'innocenza e dello stupore, la medesima poetica del sentimento di chi lo ha ispirato.
Un'occhiata non fa male.

Meravigliosa memoria, la più preziosa e infida sorella. Quali templi dobbiamo costruirti? E anche allora, quanto tardivamente ce li dischiuderai. Anche allora, con quale esuberanza ci crocifiggerai.
Sapevo qualcosa, certamente. Avrei dovuto. Ciò che realmente sapevo, ovviamente, mai lo saprò di nuovo.
Meravigliosa memoria, preziosa e insidiosa sorella, che templi dobbiamo ergere per te? E anche allora, come tardivamente ci accoglierai. Anche allora, con quale esuberanza ci oltrepasserai.
Titolo: Tar
Regia: Edna Biesold, Sarah-Violet Bliss, Bruce Thierry Cheung, Gabrielle Demeestere, Alexis Gambis, Shruti Ganguly, Brooke Goldfinch, Omar Zuniga Hidalgo, Shripriya Mahesh, Pamela Romanowsky, Tine Thomasen, Virginia Urreiztieta
Sceneggiatura: Edna Biesold, Sarah-Violet Bliss, Bruce Thierry Cheung, Gabrielle Demeestere, Alexis Gambis, Shruti Ganguly, Brooke Goldfinch, Omar Zuniga Hidalgo, Shripriya Mahesh, Pamela Romanowsky, Tine Thomasen, Virginia Urreiztieta
Cast: James Franco, Mila Kunis, Jessica Chastain, Zach Braff, Henry Hopper, Bruce Campbell
Musiche: Garth Neustadter, Daniel Wohl
Genere: drammatico
Durata: 72'
Produzione: RabbitBandini Productions
Distribuzione: inedito in Italia
Nazione: Usa
Anno: 2012.
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