The Double di Richard Ayoade: recensione inedito

<<A metà strada tra la fantascienza distopica e un racconto di Dostoevskij>>. È così che Jesse Eisenberg descrive The Double ed è così che Richard Ayoade, il regista, adatta allo schermo Il Sosia del sopracitato scrittore russo. Storia di un uomo comune che incontra il suo doppio, ovvero la versione potenziata e meglio riuscita di se stesso. Fëdor Dostoevskij lo chiamava Goljadkin e lo pubblicava nel 1845, oggi Ayoade gli dà il volto di Eisenberg e lo ribattezza James Simon. Alter ego creato dalla lucida follia del Simon James originario: un docile signor nessuno surclassato dai colleghi, disprezzato dalla madre e ignorato dalla ragazza che ama. Persino l’ascensore si prende gioco di lui, di un’esistenza tanto impercettibile quanto poetica che lo avviluppa in un tragicomico declino. 

Con qualche richiamo alla burocrazia macchinosa e grottesca di Terry Gilliam The Double cammina lungo le acide e tacite leggi della società. Quelle per cui essere sconosciuto, un po’ strano e pure sensibile relega lo status di un individuo al ruolo di perdente. Simon ne raffigura la miseria e la ribellione attraverso le sue due facce. L’una succube di una timidezza invalidante, l’altra padrona di popolarità e di arroganza: quando la prima confessa allo specchio le sue malinconie, la seconda gliele ruba, le usa e le consuma. 
Non siamo davanti ai viaggi onirici di Sam Lowry, ma alla stregua di Brazil il delirio di Simon si affaccia su una società spartana e priva di collocazione, nella quale anche il lavoro dei protagonisti diventa azione oscura e ripetuta. È la visione di un mondo plausibile, zuppo di solitudini e reattivo al dolore coi mezzi più disparati (collage di fotografie strappate, suicidi, romantici cannocchiali che spiano l’amore). Ayoade sorvola la fragilità di un’immagine collettiva dentro cui ogni cosa assume le tonalità beige dell’anonimato. Abiti, penombre, riflessi, uomini, tutto il mondo di The Double è impersonale, insensibile e immutabile. Simon è una delle voci fuori coro al suo interno, impacciato Pinocchio in un caso: vivo senza vita, e seducente rompiscatole nell’altro: vivo di successi. Una doppia natura che genera un commovente conflitto di specchi dallo humor nero, tramite il quale Eisenberg modula le schizofrenie del suo personaggio e regala allo spettatore emozioni delicate e profonde.

Dopo Submarine (2010) Ayoade gioca tra le pagine dei desideri, esistenziali e subdoli, del “chi siamo e chi vorremmo essere”. La maldestra aderenza alla vita del protagonista, i suoi imbarazzanti sforzi per migliorarla si scontrano col doppio di cui perde ogni controllo, col suo sé inconscio che prima lo soccorre e poi lo rimpiazza. A marcare le tenebre e i bagliori di questa surrealtà bizzarra e inquietante c'è infine la musica, prolungamento altisonante di stati d'animo e nota in volo di un’illusoria salvezza. Che alla fine siamo i primi nemici di noi stessi?
Da vedere …“due volte”.


 
<<...Io so come ci si sente, a essere persi, soli e invisibili... Ho provato a parlarle, ma non riesco a essere me stesso. È come se fossi costantemente fuori dal mio corpo. Come se potessi attraversarlo con una mano. Non riesco a essere la persona che vorrei essere, e ne sono consapevole, ma non sono capace di fare ciò che va fatto. Sono come Pinocchio. Sono un ragazzo di legno, non un ragazzo vero. E mi uccide>>.

Scheda film

Titolo: The Double
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Cast: Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Rade Serbedzija, Wallace Shawn, Cathy Moriarty, Noah Taylor, James Fox,Yasmin Paige, Phyllis Somerville, Susan Blommaert
Musiche: Andrew Hewitt
Genere: commedia drammatica
Durata: 93’
Produzione: British Film Institute, Alcove Entertainment, Film4
Distribuzione: inedito in Italia
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2013.

MissKdC

«La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi»

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