American Sniper di Clint Eastwood: recensione

Quattro turni sul fronte iracheno durante la difesa americana contro il terrorismo per un totale di mille ore e centosessanta uccisioni ufficiali; chiamato "Diavolo di Ramadi" tra gli insorti e reduce da una vita e da un conflitto infinito, Chris Kyle è stato una leggenda tra i cecchini diventando l'eroe più letale degli Stati Uniti. Oggi Clint Eastwood porta la sua storia al cinema con l’intento di mostrare il male della guerra e gli spietati risvolti di decisioni drammatiche. È lodevole come l’ex veterano di Gran Torino sappia ancora mostrare e farci entrare nelle vite d’altri, inquadrando quei dettagli e quelle micro espressioni del suo cinema asciutto e materialista. Il neo di American Sniper emerge però non appena abbraccia l’uomo e tenta di renderlo mito, quando il patriottismo annebbia (a tratti) la realtà, e la guerra coi suoi reduci e il suo dolore, diventa qualcosa di già visto.


MissKdC

«La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi»

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