And Then There Were None: recensione serie

«C'è sempre un preciso momento... prima dell'attacco... dell'avanzata... del bombardamento e del caos. Un momento di calma assoluta. Non le sembra proprio che sia un momento del genere? Da qui non si vede il porto. Significa che nemmeno loro ci vedono. Siamo isolati. Topi in gabbia. Questa è la pace... prima della carneficina».
(Sam Neill - Generale John MacArthur) 

L’inferno è sulla terra, ovvero è dentro di noi. Celato dalla nebbia che ovatta le coscienze e conservato nell’oblio delle nostre difese psichiche. Agatha Christie forse pensava a questo quando ci ha consegnato Dieci piccoli indiani (1939); uno tra i gialli più celebri della pagina scritta di cui il tempo non ha scalfito il valore. Nel 2015 la BBC, in occasione del 125° anniversario della nascita della scrittrice, ha voluto crearne la miniserie And Then There Were None (E poi non rimase nessuno). Chicca sceneggiata da Sarah Phelps e diretta da Craig Viveiros, che opera a metà strada tra la versione ludica del crimine (Cluedo docet) e i risvolti serissimi del dramma.  Protagonisti dieci personaggi per dieci misfatti che pendono sul loro capo, e un soggiorno in una villa sperduta che tramuta lentamente in un macabro gioco di giustizia. 
Viveiros è fedele al libro, apparecchia la tavola con gli scheletri del passato e quando la tensione accenna ad allentarsi mette sul piatto la portata più indigesta. Segreti e colpe indicibili che avviano la rottura delle maschere di civiltà, fino a quando gli isterismi sferrano il colpo di grazia. Ognuno risponde a modo suo, obbligato a guardarsi allo specchio e temendo il proscenio della filastrocca esposta sulle pareti di casa. 
Questi di And Then There Were None sono tre episodi d’autore, placidi, torbidi, deliziosi teatrini di un inarrestabile incubo. Non solo la coltre di sospetto che perseguita i malcapitati ci attira, ma l’angoscia paranoica che li sovrasta risuona costantemente nelle sapienti note funeree di Stuart Earl. Tutto ciò nonostante la popolarità della storia, grazie a interpretazioni perfette capaci di estrarre dalla scrittura le più scomode derive del sé. Sono le loro confessioni quelle che attendiamo, i regressi della falsa purezza d’animo, le reazioni allo scherno più subdolo e vorace dell’Io. Dai desola(n)ti campi lunghi del paesaggio alle relazioni claustrofobiche dei protagonisti, e poi il dubbio, lo sconosciuto, ogni ipocrisia che alberga dietro le buone maniere è filmata da dettagli magistrali: occhi che scrutano, gesti che accusano, discorsi che ingannano, fantasmi che appaiono. Dietro l’angolo c’è l’ipotesi e lo spavento, mentre la febbre assassina si fa strada destabilizzando gerarchie sociali, certezze e preconcetti. La regia ne riproduce appieno lo spirito, come fu quello della Christie suscettibile alle discriminazioni di genere e di classe, rendendo chiara la presenza di un burattinaio invisibile che non risparmia alcun vissuto e grado. In questa cupa vetrina tutti sono uguali, potenziali vittime e carnefici delle proprie risacche  emotive, dove non mancano scenette di squisita e acida ilarità. È un disegno che traccia le peggiori verità di noi stessi e che è possibile cancellare solo dopo aver partecipato per intero alla sua evoluzione. Costruzione ad arte di quello che sembra quasi un sogno, vicino e terribile, ma dentro il quale si preferisce precipitare piuttosto che ritirarsi in una comoda fuga. Perché piace e incalza, chiede e regala. Perché soprattutto capita di rado.
«Confido che non ci ammorberà al riguardo, signorina Claythorne.  Le donne isteriche sono talmente noiose».
(Toby Stephens - Dottor Edward Armstrong)

Scheda telefilm
Titolo: And Then There Were None
Regia: Craig Viveiros, Basi Akpabio, Rebecca Keane
Sceneggiatura: Sarah Phelps
Cast: Maeve Dermody, Charles Dance, Toby Stephens, Burn Gorman, Aidan Turner, Miranda Richardson, Sam Neill, Noah Taylor, Douglas Booth, Anna Maxwell Martin
Musiche: Stuart Earl
Genere: giallo, drammatico
Durata: 55’ (episodio)
Produzione: BBC
Distribuzione Italia: inedito.






MissKdC

«La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi»

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