È da un punto preciso della storia del cinema che la presenza di un oggetto di pietra nera piazzato in verticale su qualche anfratto del globo porta alla memoria uno e un film soltanto*. Da lì in poi la fantascienza ha assunto ruoli, dimensioni, colori, i cui richiami a quel corpo seminale sono stati infiniti o persino forzati. Anche in Arrival non si può che notare una sfumatura di quel passato, come un ponte tra due specie, tra conosciuti e conoscibili, in cui la materia nera dei visitatori pare contenere quella dell’universo, tutto. Coi suoi codici e i suoi idiomi fluttuanti, con le sue vibrazioni primordiali, la meraviglia e la nostra sete di conoscenza.
E proprio qui, su un fronte di diversità a confronto, salta fuori un signore di nome Villeneuve, a metà strada tra il regista e l’artista, in grado di proporre una pura creazione di possibilità venture. Arrival sorge sul fuoco di quel fascino fantascientifico che attecchisce sui sensi, che pone dubbi, che parte dall’uomo e conduce all'universo, che ha già il merito di considerare forme non solo antropomorfe. È un’emozione intrigante che s’acuisce fuori dalla sala e spinge a riflettere; in mezzo alla nebbia di ciò che è stato, alla filologia del linguaggio, alle ipotesi sul mutamento della percezione (con cui Villeneuve chiama all’appello Sapir-Whorf). In Arrival tutto è conservato nel titolo, negli arrivi, nelle partenze, nel dialogo di incontri ravvicinati, nella palindromia di un nome, negli addii e in parallele criptiche realtà corrispondenti. Difficile non elogiarlo, non fermarsi a osservare certi tagli visivi che sono come dipinti in sospensione. Il pensiero e il tempo, il nostro e l'alieno, attraversano la vita all’interno di un raccordo, di un’intercapedine, tra quello che sappiamo e quello temiamo. Il resto è scoperta, posta tra lo studio dell'estraneo e le barriere della paura. Il resto attraversa gli occhi del dramma e delle nostre scelte. È evanescente suono che elabora l'attesa, la tensione, la melanconia di cui è fatto l'ignoto. Il resto è arcaico ipnotico inchiostro nero, impresso sul Cinema.
E proprio qui, su un fronte di diversità a confronto, salta fuori un signore di nome Villeneuve, a metà strada tra il regista e l’artista, in grado di proporre una pura creazione di possibilità venture. Arrival sorge sul fuoco di quel fascino fantascientifico che attecchisce sui sensi, che pone dubbi, che parte dall’uomo e conduce all'universo, che ha già il merito di considerare forme non solo antropomorfe. È un’emozione intrigante che s’acuisce fuori dalla sala e spinge a riflettere; in mezzo alla nebbia di ciò che è stato, alla filologia del linguaggio, alle ipotesi sul mutamento della percezione (con cui Villeneuve chiama all’appello Sapir-Whorf). In Arrival tutto è conservato nel titolo, negli arrivi, nelle partenze, nel dialogo di incontri ravvicinati, nella palindromia di un nome, negli addii e in parallele criptiche realtà corrispondenti. Difficile non elogiarlo, non fermarsi a osservare certi tagli visivi che sono come dipinti in sospensione. Il pensiero e il tempo, il nostro e l'alieno, attraversano la vita all’interno di un raccordo, di un’intercapedine, tra quello che sappiamo e quello temiamo. Il resto è scoperta, posta tra lo studio dell'estraneo e le barriere della paura. Il resto attraversa gli occhi del dramma e delle nostre scelte. È evanescente suono che elabora l'attesa, la tensione, la melanconia di cui è fatto l'ignoto. Il resto è arcaico ipnotico inchiostro nero, impresso sul Cinema.
«Ci sono giorni che definiscono la tua storia al di là della tua vita».
(Amy Adams/Louise Banks)
Scheda film
Titolo: Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma, Mark O'Brien
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Genere: fantascienza
Durata: 116'
Distribuzione: Warner Bros.
Nazione: USA
Uscita: 19/01/2017.
(La recensione fa riferimento alla versione in lingua originale).Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma, Mark O'Brien
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Genere: fantascienza
Durata: 116'
Distribuzione: Warner Bros.
Nazione: USA
Uscita: 19/01/2017.
* 2001: Odissea nello spazio.
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