La forma dell’acqua abbraccia un mondo di freaks e se ti vai a sedere in sala non è certo per la storia. Classica fino ai limiti della fiaba, in bilico tra l'hentai e il soprannaturale, talmente bella da sembrare magia, così dichiarata da apparire debole. Ma del Toro mette in camera una realtà amabile, spietata e affascinante, e te la apre davanti agli occhi a passi di tip tap, così che tu scelga se ballare o stare fermo; se accedere agli abissi o avere ancora paura. Solitudini e diversi sono temi predominanti, ma il film contiene nel suo involucro quasi ogni sfaccettatura d’emozione e di conflitto, accompagnata a dovere da ogni proprio opposto. Con un cast e una musica che riempiono il cuore di buio e di luce, di male e di bene, nulla è lasciato al caso. Pure con alcune carenze o leggerezze evolutive nella trama c’è alla regia chi sa nutrire lo spirito, senza essere mai sovrabbondante.
The Shape of Water si rivela essere una carezza sulle cicatrici che ci portiamo dietro, una messa in scena sulla poesia del divino, che prende forme e strade differenti. Come un battito d’ali si presta all’arte delle conseguenze in mezzo al caos. Partendo da noi, dal rumore, e arrivando al silenzio, alla pace.
Al di là degli Oscar.
Stelle: 7
*La recensione fa riferimento alla visione del film in lingua originale.

MissKdC
«La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi»
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