Annientamento: recensione

Quasi come un presagio parallelo al senso del titolo Annientamento non è mai arrivato alla grande distribuzione; perlomeno non a quella italiana. Così dal bagliore d’inizio del film all’abbaglio degli spettatori (era uscito anche il primo trailer targato 20th Century Fox) la sintesi della discordia tra gli addetti ai lavori si è conclusa in tv, dove qualcuno (c’è da dire pure per fortuna) ha trovato il paciere Netflix.

Ciò detto, la genesi del viaggio artisticamente surrealista di Garland nasce nell’Area X. Una Zona* di tarkovskiana memoria nutrita dalle visioni del romanzo New Weird di Jeff VanderMeer e messa in criptica scena dal regista di Ex Machina. Fantascienza come piatto comune, mutazioni biologiche in divenire.

Al centro Lena (Natalie Portman) che cerca una cura per il marito malato. Semi scomparso con altri soldati proprio in quel perimetro di arcobaleno fluttuante, dove chi oltrepassa non fa ritorno, o chi torna non è più lo stesso.
Un percorso di misteri dentro scenari infestati da mutazioni paradossali, incroci genici, metamorfosi d’ogni tipo, luci mesmerizzanti  e dubbi su dubbi ammantati da un respiro alieno. Annientamento è il magma che avvolge le menti e la carne come fosse un sogno di perverse fattezze. Dal sangue di questa terra nascono incubi e gli incubi sono esseri arcani che hanno nella voce le urla delle loro vittime. Presenze di una natura ormai compromessa e in espansione, di quei segreti da cui si cerca una redenzione e invece si imprimono lividi sulla pelle come tatuaggi. Non è un caso che l’uroboro sul braccio di Lena sia presentato parlando di echi, di alterazioni circolari indecifrabili.
Garland lesina sugli effettivi visivi, ma l’inquietudine l’ha plasmata con altro. Lunghe sequenze prive di dialoghi, sintetizzatori elettronici allarmanti e dolenti, disgregamenti cancerosi sopra pareti di morte. Quello che vediamo sono gangli di una psiche malridotta, di vite senza scampo colpite da un’inarrestabile endogena disfatta darwiniana. Persino la concezione di spazio-tempo è un’ellissi divorata dall’oblio e ogni ipotesi più che a qualche teoria porta ad altre ipotesi.
C’è da chiedersi chi entrerebbe mai in un luogo simile se avesse una vita normale fuori, riflette una delle protagoniste, e sono dolori condivisi, perdite insanabili quelle che mettono in cammino le cinque studiose, con crisi tanto profonde da preferire l’autodistruzione al ritorno. Concetto cardine nel film su cui Garland innesta tutta la storia. Da non confondere con suicidio, la pulsione alla decostruzione emotiva o genetica è l' istinto che (si) rigenera, (forse) distruggendo, per evolvere; anche se entriamo nella replica di quella stessa casa da cui tutto parte.
Non si sa chi o cosa abbia decretato l’inizio, se siamo cellule contaminate oppure origini di altro in un altrove, ma la risposta non è la chiave del film. Piuttosto lo è la rivoluzione di questo campo minato, la rappresentazione del dolore nell’immagine neonata e speculare di noi stessi, un faccia a faccia, una lotta muta che trasforma ogni cosa.

Sopra la strisciante e propulsiva partitura finale sorge infine la drammatica danza tra vecchio e nuovo, in una sorta di berniniana morte Dafne/Apollo, che conduce a un solo fondamentale nucleo: la vita, qualsiasi vita, non ha altro scopo che se stessa.
Stelle: 8

«Che cos'è stato? La caduta di un meteorite? La visita di abitanti dell'abisso cosmico? Sta di fatto che nel nostro piccolo paese è comparso uno straordinario prodigio: la Zona*. Vi abbiamo mandato subito dei soldati. Non sono tornati. Allora abbiamo circondato la Zona con un cordone di polizia... probabilmente abbiamo fatto bene. Del resto, non lo so, non lo so...» Da Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij.


Scheda film
Titolo: Annientamento (originale: Annihilation)
Regia: Alex Garland
Sceneggiatura:  Alex Garland (basato sul romanzo Annientamento. Trilogia dell'Area X. Vol. 1 di Jeff VanderMeer)
Cast:  Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Tessa Thompson, Oscar Isaac, Gina Rodriguez, Benedict Wong, Sonoya Mizuno, Tuva Novotny, Cosmo Jarvis
Musiche:Geoff Barrow, Ben Salisbury
Genere: fantascienza
Durata: 115’
Nazione: USA
Anno: 2018
Distribuzione italiana: Netflix (tv).
La recensione fa riferimento alla versione del film in lingua originale.

MissKdC

«La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi»

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